Introduzione

Torna la giornata convegnistica dedicata all'efficienza energetica nelle industrie, tema centrale degli incontri che Fondazione Megalia, in piena sinergia con A.T.I. Lombardia (Associazione Termotecnica Italiana), dedica al mondo delle imprese ormai dal 2006. Quest'anno la collaborazione si è estesa al Politecnico di Milano, che ha messo a disposizione l'Aula Rogers del proprio ateneo per l'incontro del 9 maggio 2018.


 

La “10a Giornata sull'efficienza energetica nelle industrie”, incentrata su l'Evoluzione delle tecnologie verso l'Industria 4.0, ha visto le aziende ospiti e operanti in diversi settori confrontarsi sulle proprie tecnologie ed esperienze. Del resto “il settore dell'efficienza energetica è in perenne evoluzione” commenta Adolfo Eric Labi, presidente di Fondazione Megalia, “proprio perché la tecnologia ne rappresenta il cardine e la ragione d'essere. L'intento di questi nostri convegni è proprio di informare e spronare le imprese a fare sempre di più, innovando le tecnologie oggi disponibili per migliorare l'efficienza energetica degli impianti”. Questa, ricorda il presidente, “è l'unica fonte trasversale in quanto non soggetta a veti incrociati come il carbone, il nucleare, i rigassificatori, l'eolico e il solare”, per tale ragione rimane “la prima energia integrativa da prendere in considerazione, perché è il mezzo più rapido, efficace ed efficiente in termini di costi per ridurre il consumo energetico”.

L'efficienza energetica deve essere però anche comunicata, sottolinea Maurizio Brancaleoni, presidente di A.T.I. Lombardia. “La Strategia energetica nazionale (SEN), pubblicata a novembre 2017 è un documento corposo e importante perché traccia il futuro delle professioni del settore. All'interno di tale documento l'efficienza energetica è citata cento volte, segno che il legislatore ha dato peso a questo tema”. A dimostrarlo anche i 110 miliardi euro erogati per l'efficienza energetica su un totale di 175 miliardi che saranno investiti da qui al 2030.

L'efficienza energetica è importante in qualsiasi scenario ipotizzabile per il futuro, soprattutto al fine di abbattere gli effetti clima alteranti, dichiara Ennio Macchi, professore emerito del Politecnico di Milano, prendendo la parola per introdurre la sessione istituzionale del convegno di cui gli è stata affidata la conduzione e che è dedicata a “Efficienza energetica: stato di attuazione e prospettive”. L'efficienza energetica rappresenta il modo più efficace e meno costoso per reperire energia, commenta Macchi, e “il nostro paese è il migliore in Europa, forse anche a causa dell'elevato costo dell'energia elettrica, tanto da potere parlare del raggiungimento degli obiettivi al 2020”. C'è però ancora molto da fare, anche in ambito industriale, in termini di efficientamento, “il fabbisogno dell'industria si divide in energia elettrica, termica e frigorifera; l'efficienza energetica sfrutta la sinergie tra loro, per esempio attraverso la cogenerazione e la trigenerazione, il recupero termico per la produzione elettrica e il ricorso alle pompe di calore”.
Nonostante “i 271 Mtep risparmiati dal settore industriale nel 2016, secondo i dati contenuti nella SEN, l'industria resta un focus essenziale, essendo il maggiore consumatore di energia”; una considerazione confermata anche dal report dell'Agenzia internazionale dell'energia.

Di cogenerazione e di prospettive future parla il primo relatore delle parte istituzionale, Matteo Caldera(Enea). Questa tecnologia è riconosciuta come “fondamentale per il raggiungimento dei traguardi di efficienza energetica previsti tanto dalla legislazione italiana quanto da quella europea” afferma. “In particolare, la cogenerazione ad alto rendimento (CAR) è citata nella direttiva 2012/27/UE, recepita in Italia con il decreto legislativo 102/2014, e di cogenerazione parla anche la SEN”. Per attuare la CAR è determinante che le aziende curino la parte economica e progettuale, da qui “l'importanza di studi di fattibilità che analizzino i fabbisogni elettrici e termici, oltre ai costi dell'energia e alla corretta valutazione degli incentivi disponibili, che diventano spesso determinanti per la buona riuscita del business plan”. Da questo punto di vista, sottolinea Caldera, le tecnologie più interessanti si dimostrano la trigenerazione e la cogenerazione in abbinamento al teleriscaldamento; mentre negli ultimi anni c'è stato anche un aumento della cogenerazione da fonti rinnovabili. La scelta di ricorrere a questa tecnologia da parte delle imprese emerge anche dall'analisi delle 15 mila diagnosi energetiche effettuate nel 2016 e per le quali l'Italia si colloca al primo posto in Europa. In particolare “nel comparto industriale i settori in cui la cogenerazione ha dimostrato i maggiori margini di crescita sono l'alimentare e il tessile”.

Che l'efficienza energetica sia l'unico strumento che permetterà al paese di raggiungere gli obiettivi europei lo asserisce anche Sebastiano Serra (Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare). Mentre è possibile affermare che gli obblighi al 2020 saranno ragionevolmente raggiunti, quelli al 2030 sono certamente più ardui, “la riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra richiede un enorme sforzo” afferma “che per l'Italia si traduce in una riduzione dei consumi del 38%, di cui il 40% a carico dell'industria e il restante 60% da suddividere tra gli altri settori”. Il costo totale dell'investimento per raggiungere gli obiettivi del Climate and energy package europeo è molto elevato, tra i 40 e i 50 miliardi di euro. È necessario trovare idee e piani di tecnofinanza per limitare i costi, spiega Serra, mentre la prospettiva per l'Italia è segnata dalla SEN 2017 in cui l'efficienza energetica è un tema prioritario. “Servono meno strumenti d'intervento ma che siano più efficaci”, in particolare, per l'industria il mezzo più incisivo è il meccanismo dei Tee (titoli di efficienza energetica). “Il sistema dei Certificati bianchi non va abbandonato; ha avuto aspetti positivi, gli si attribuiva la copertura di circa il 60% degli obiettivi al 2020. Un effetto che però sta svanendo, a causa di un problema di incertezza nelle regole e di un blocco dei progetti legati spesso a motivi burocratici. Servono invece normative coordinate, uniformi e regole semplici, oltre naturalmente a un comportamento consapevole dei consumatori”.

Una consapevolezza che, ovviamente, deve essere anche dell'industria. A questo proposito Dario Di Santo (Fire) pone l'accento sulla necessità di un cambio nella strategia delle imprese europee per attuare la politica del “Energy efficiency first” che la Commissione europea ha voluto e dichiarato nel Pacchetto sull'energia pulita, il Winter Package, del 2016. Ancora troppo spesso il problema è rappresentato dal fatto che gli imprenditori non pongano l'efficientamento energetico delle proprie imprese tra le priorità. “Occorre ripensare al proprio business e ricordasi che esistono l'efficienza energetica e l'uso efficiente delle risorse in genere”. Devono cambiare l'approccio, il mercato energetico, il modo di realizzare i prodotti, le filiere. Porre il tema dell'efficienza al primo posto significa, “collegare tutti questi elementi riprogettando l'energy management interno. Il sistema di gestione ISO 50001 può aiutare in questo percorso, in quanto aumenta la consapevolezza sui propri consumi energetici e coinvolge diversi soggetti all'interno dell'azienda. Dunque l'Energy efficiency first” conclude Di Santo “per le industrie non è solo risparmio energetico, ma comporta trasformazioni più profonde. È dimostrato che chi ha investito in sostenibilità e ottimizzato gli aspetti energetici ha migliorato la propria capacità di competere sui mercati; un esempio sono le grandi compagnie, come Apple o Tesla, che hanno fatto della sostenibilità un fattore di competitività”.

Al termine della parte istituzionale, la giornata prosegue con i contributi tecnici delle aziende. Ad aprire e moderare i lavori delle prima sessione tecnologica, parlando di “Evoluzione verso Industria 4.0”, è Paolo Silva, professore presso il Politecnico di Milano. Con il termine Industria 4.0, spiega, si identifica “una fabbrica sempre più connessa, integrata, intelligente, informatizzata, automatizzata e flessibile nei cicli produttivi. In pratica è l'informatica che entra nelle fabbriche, consente di acquisire dati e di dialogare con macchine, reparti e processi ottimizzandoli ai fini del profitto. In tema di efficienza energetica risparmiare energia significa anche risparmiare denaro; ben venga quindi questa sinergia”. Evolversi verso la quarta rivoluzione industriale significa quindi “fare di più ma con meno energia ovvero fare efficienza energetica” e la digitalizzazione diventa strumento indispensabile. Due i passaggi fondamentali, “il primo step è la conoscenza, attraverso l'audit energetico, che porta a diminuire l'intensità energetica dei prodotti, a individuare interventi di efficientamento prioritari e a cogliere le opportunità di una migliore tariffazione. La digitalizzazione infatti aumenta la conoscenza del bilancio energetico di un processo produttivo e dell'azienda nel suo complesso”, dando modo di individuare dove e come intervenire, e permettendo così di passare al secondo step, “costituito dalla flessibilità nella richiesta di energia”, che si può esplicare in diversi modi, per esempio “minimizzando il picco di assorbimento elettrico, ricorrendo alle smart grid, all'accumulo elettrico e termico, migliorando l'affidabilità del sistema e massimizzando l'autoconsumo delle rinnovabili”.
Fare efficienza energetica porta a benefici, anche economici, che sono superiori a qualsiasi altro intervento sull'energia e, per di più, con investimenti che si ripagano e sostengono da soli.

Di norme tecniche parla invece Antonio Panvini (CTI) dando però un particolare taglio al tema, considerandolo infatti dal punto di vista della riduzione del rischio finanziario. Le norme tecniche possono fungere da tramite, “facendo dialogare il mondo finanziario con quello tecnico”. Conoscerle, saperle interpretare e raccontare diventa essenziale, quindi, per “comunicare i vantaggi dell'efficienza energetica. Le norme tecniche possono infatti servire alle aziende per spiegare alle banche le proprie competenze, dimostrare la validità del proprio operato e il valore di un'azione di efficienza energetica che, partendo dall'audit e concretizzandosi con la misura e il monitoraggio, conduce a stilare un business plan dettagliato. Tutti questi elementi concorrono ad abbassare il rischio finanziario. Le norme rappresentano quindi un'opportunità, non un freno” verso una finanza sostenibile. Importante anche il ruolo delle certificazioni in quando sono spesso elementi che le banche tengono in considerazione per la valutare di business plan sull'energia. Un progetto interessante, pensato soprattutto per le PMI, è l'Energy efficiency network, che unisce diverse organizzazioni che condividono un obiettivo di miglioramento. “Le organizzazioni eseguono le diagnosi energetiche applicando competenze acquisite e utilizzando competenze esterne comuni. I progetti sono sviluppati quindi in conformità alle norme di efficientamento energetico e secondo i criteri di bancabilità richiesti dagli istituti finanziari. Infine il network condivide internamente ed esternamente i risultati della misura e la verifica delle prestazioni”.

Sonia Sandei (Enel X) presenta la proposta al mondo delle imprese della nuova divisione globale di Enel che si scompone in quattro ambiti di attività: e-Home, e-City, e-Mobility e, dedicata appunto alle imprese, e-Industries. “La finanza e la regolamentazione spesso rendono difficile il percorso delle industrie che vogliono investire in efficienza energetica” spiega la manager, e la crescente complessità del mercato elettrico certamente non aiuta. “Stiamo vivendo uno scenario dell'energia in profonda trasformazione, in cui il cliente assume un ruolo sempre più centrale e la digitalizzazione diventa uno strumento trasversale”. Sta cambiando infatti il paradigma stesso del mondo dell'energia, che si sta strutturando attorno a quattro elementi che lo determinano: “la decarbonizzazione, che implica un più ampio sviluppo delle rinnovabili, la diffusione della mobilità elettrica, la digitalizzazione, che riguarda anche le infrastrutture, e i nuovi bisogni dell'utenza”. Per affrontare tutto questo Enel X propone soluzioni innovative e digitali capaci di tenere conto di ogni aspetto, compresi gli strumenti incentivanti che, sottolinea, “devono essere usati meglio e anche con un po' creatività”. Le soluzioni offerte alle aziende “considerano sia i possibili interventi sugli impianti sia la parte riguardante i servizi e la gestione”, a questo proposito Sandei ricorda come l'azienda già gestisca diversi progetti CHP in formula Esco in tutto il paese.

L'industria nel corso degli anni ha lavorato molto sull'energia, dando spazio a diverse tecnologie, ma può fare ancora di più, trovando nuovi modi per fare efficienza energetica. A spiegarlo è Alessandra Boffa (ABB). “Oggi l'industria lavora su nuovi modelli, prodotti, mercati e sta aggiornando le proprie strutture, rivedendo impianti e modernizzando il sistema di distribuzione elettrica, importante per fare efficienza energetica”. Le difficoltà si presentano soprattutto quando si renda necessario aggiornare impianti con strumenti e macchinari di diverse età e che presentino connettività diverse, oppure nel caso di imprese formate da più stabilimenti con caratteristiche proprie. Ecco che “avvalersi di sistemi intelligenti che permettano di raccogliere ed elaborare i dati, partendo proprio da quelli dei consumi energetici che costituiscono il primo passo verso la digitalizzazione, consente di livellare le divergenze”. La digitalizzazione quindi permette di evitare sprechi sulle singole macchine, sulla linea e su tutti gli aspetti della vita delle industrie. Fondamentale resta la collaborazione tra le parti dell'azienda, “gli energy manager devono partecipare proattivamente ai progetti di ingegnerizzazione dell'azienda, perché il monitoraggio dei consumi è fondamentale nella trasformazione digitale. Viceversa gli IT manager e i production manager, che fanno progetti di più ampio respiro, non possono prescindere dall'operato degli energy manager”. E ancora è importante che siano utilizzate soluzioni modulari, aperte a estensioni future e rispettose della base installata. ABB in questo ambito propone ABB Ability, la propria offerta digitale integrata.

 

Sostenitori:



















Associazioni Aderenti:





Giovani Idee

Quest'anno il decimo incontro sull'efficienza energetica nelle industrie è stato anche l'occasione per premiare il vincitore del concorso “Tesi di dottorato Fondazione Megalia” istituito con il contributo della Fondazione. Il premio è destinato ai dottori di ricerca che hanno conseguito presso il Politecnico di Milano il Dottorato di ricerca in Scienze e tecnologie energetiche e nucleari negli anni solari 2015, 2016 e 2017.

Ad aggiudicarsi il premio è stato Simone Mazzola con un'interessante tesi sullo studio delle soluzioni possibili per l'accesso energetico e lo storage in aree remote, con una particolare attenzione allo 


sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili e microreti, dal titolo “Operation and design optimization for off-grid hybrid microgrids with high RES penetration”

Le diciotto tesi che hanno partecipato alla selezione sono state valutate da una commissione formata da Ennio Macchi, professore emerito al Politecnico di Milano, Paolo Silva, professore presso lo stesso ateneo e dall’Ing. Adolfo E. Labi, Presidente della Fondazione Megalia.

Un'iniziativa lodevole che premia il lavoro di un giovane della scuola di dottorato del Politecnico di Milano.



La seconda sessione tecnologica, dedicata alle soluzioni per migliorare l'efficienza energetica e moderata da Luigi Bressan di ATI Lombardia, inizia con un'analisi sull'efficienza nei data center e nelle centrali di telecomunicazioni di Luigi Gitto (DBA Progetti). Alle tecnologie informatiche sono imputabili consumi energetici elevati, “secondo alcuni studi condotti da Enea le apparecchiature e i servizi delle tecnologie dell'ICT sono attualmente responsabili di circa l'8% del consumo di elettricità nell'UE, mentre il consumo energetico dei data center è pari al 18% del totale del settore ICT”. Migliorare la loro efficienza è possibile, ma senza fare venire meno l'affidabilità del sistema. I punti di intervento sono molteplici, dalla migliore gestione dei flussi d'aria, al ricorso all'analisi termografica per individuare gli sprechi e capire dove intervenire, dall'utilizzo del free cooling alla regolazione del set point della temperatura, fino allo studio di diversi interventi, anche piccoli, che permettono di ottimizzare la distribuzione energetica. “È importante identificare i parametri chiave da monitorare, prevedendo la strumentazione da installare e implementare il programma di manutenzione e gestione dell'ottimizzazione e dei dati che sono estratti dal sistema attraverso opportuni strumenti”. DBA Progetti ha realizzato un sistema proprietario integrato, dotato di piattaforma DBA-SET basato sul web. “Si tratta di un sistema scalabile, incrementabile nel tempo e personalizzabile sulle esigenze delle aziende. Permette di fare un bilancio energetico e capire i consumi dei diversi componenti all'interno del data center ed è strutturato in tre moduli: asset management, sistema di misura e archiviazione e gestione termica”.

Tra le tecnologie che più garantiscono efficienza energetica c'è la cogenerazione. A parlarne al convegno interviene Marco Cuttica (AB Energy). Parte dalla disamina del costo dell'energia in Italia: “il problema è incentrato essenzialmente nel divario del costo elettrico rispetto agli altri paesi europei. Infatti, mentre il costo del gas è al di sotto della media europea, quello dell'energia elettrica è molto alto e questo rende il nostro paese un luogo in cui la cogenerazione trova una collocazione ideale”. Il punto di partenza, però, deve essere sempre lo studio di fattibilità. “L'audit si fonda su quattro pilastri: l'analisi dei turni di lavoro, quella degli assorbimenti termici e degli assorbimenti elettrici e l'analisi dei costi energetici”. Una volta stabilito il fabbisogno energetico –tanto elettrico quanto termico– dell'azienda, spiega Cuttica, si può valutare quale profilo elettrico convenga seguire. Considerazioni che vanno formulate caso per caso. “Il giusto equilibrio sta nel considerare tutti i vari aspetti e nella scelta di quale vantaggio si voglia ricavare dall'intervento. Certamente, il migliore impianto è quello bilanciato meglio e che genera i maggiori risparmi, senza dimenticare il fattore dell'assistenza e la garanzia di continuità di funzionamento”. A questo proposito ricorda la Control room del gruppo AB che, operando H24 e sette giorni su sette, offre un servizio di supervisione e assistenza anche a in remoto. 

A chiudere la seconda sessione interviene Riccardo Vescovo (Turboden) che presenta il turbogeneratore con tecnologia Organic Rankine Cycle (ORC) che la sua azienda realizza e installa in tutto il mondo in diversi campi applicativi. “Si tratta di una tecnologia semplice, flessibile –e per questo inseribile in diversi contesti– affidabile e sostenibile” spiega. “Il turbogeneratore utilizza l'olio diatermico ad alta temperatura per preriscaldare e vaporizzare un fluido organico che espande nella turbina direttamente collegata al generatore elettrico.
Il vapore passa attraverso il rigeneratore, preriscaldando in questo modo il fluido organico e viene poi condensato nel condensatore. Il liquido organico viene infine pompato nel rigeneratore e da qui nell'evaporatore, completando così la sequenza di operazioni nel circuito chiuso”. Una tecnologia che permette di generare elettricità e calore da calore di scarto da processi industriali, motori e turbine a gas. Infine Vescovo presenta Steam & Power, l'applicazione più innovativa dei sistemi ORC dell'azienda, studiata per la cogenerazione. Una tecnologia che “può essere utilizzata per la cogenerazione da gas naturale, o da altri combustibili convenzionali liquidi o gassosi, per generare elettricità e vapore direttamente utilizzabile dai processi industriali”.

La terza e ultima sessione tecnologica, dedicata ai componenti e sistemi innovativi per fare efficienza energetica, condotta e moderata da Federico Pontoni di IEFE Bocconi, si apre con l'intervento di Luca Valota (ENGIE Italia) che parte dal presupposto di quali siano gli obiettivi che un'azienda debba perseguire: “fare le cose meglio, farle in maniera più sostenibile, farne di nuove e controllare meglio il proprio processo e le variabili che devono essere gestiti all'interno dell'azienda. In tutto questo” spiega “il digitale può avere e ha un ruolo” e lo dimostra descrivendo diversi esempi di strumenti studiati per il mondo dell'industria. Una prima soluzione è Blue.e il software per il controllo e l'ottimizzazione del processo che agisce su diversi livelli: “il primo consiste nella raccolta dei dati, il secondo riguarda l'analisi degli stessi, seguito dall'implementazione delle logiche di ottimizzazione e, in ultimo, dalla definizione di misure per il controllo automatico del sistema”. Opera invece sul consumo elettrico dello stabilimento Demand Response che “permette di ridurre il carico elettrico diminuendo il prelievo in rete”, mentre FlexyAudit è lo strumento “per analizzare il costo orario associato al distacco dei carichi elettrici che fanno parte dello stabilimento, in termini di costi diretti e indiretti”. Oltre a queste l'azienda offre altre soluzioni di efficientamento energetico nelle industrie, come “le APP digitali sviluppate per controllare le attività di manutenzione programmata e correttiva”.

Le soluzioni 4.0 per le centrali termiche sono invece al centro dell'esposizione di Mario Caporali (Cannon Bono Energia) che porta l'esperienza maturata dalla sua aziende all'interno di uno dei settori manifatturieri tra i maggiori consumatori di energia, quello cartario.
“Fare efficienza energetica significa consumare meno energia, quindi meno combustibile, a parità di prestazioni”. Un risultato ottenibile “analizzando l'efficienza dei sistemi ausiliari al processo produttivo e il loro profilo di utilizzo, individuando le criticità nella metodologia di gestione dell'impianto e individuando gli interventi che, se implementati, generano un risparmio energetico”, il tutto partendo dall'audit energetico e scegliendo soluzioni intelligenti. In particolare presenta HE Smart la gamma di nuovi generatori di vapore che, spiega, “consente di ottenere prestazioni elevate, con rendimenti termici certificati che arrivano fino al 98%, basse emissioni di ossidi di azoto (NOx) e riduzioni dei consumi fino al 13% per il combustibile e fino al 40% per quelli elettrici”. Applicabili a diverse situazioni impiantistiche con potenzialità che vanno dai 2 e i 20 MW –Caporali riporta gli interventi effettuati presso diverse realtà del settore cartario– i nuovi generatori sono anche semplici da gestire e sono dotati del sistema di controllo elettronico integrato Optispark, il software che permette di monitorare e gestire in modo dinamico tutte le variabili, e porta a un miglioramento dell'efficienza.

Rimane nell'ambito cartario anche Patrizio Prunecchi (General Electric) per parlare dell'applicazione di particolari turbine in grado di garantire elevate efficienze e rispondere così alle esigenze di stabilimenti che devono produrre a ciclo continuo. In particolare porta l'esempio di un progetto riguardante la realizzazione di una nuova cartiera a Bertonico, nel lodigiano, nell'ex area della raffineria Sarni-Gulf. Con questo progetto, per il quale è ancora in corso l'iter autorizzativo ambientale, il gruppo turco Eren Holding intende estendere le proprie attività nel settore della produzione di cartone ondulato da carta riciclata. Il progetto mira ad avere la massima efficienza, tenendo conto anche dei fattori economico e ambientale. Nella valutazione di quale tecnologia utilizzare “sono stati valutati diversi modelli di turbogas per rispondere ai fabbisogni energetici dello stabilimento, in termini sia di MW elettrici sia di tonnellate orarie di vapore, necessari per fare fronte a una capacità di produzione prevista di circa 500 mila tonnellate annue di cartone ondulato”. Sono state considerate soluzioni con rendimenti superiori all'87% e “la scelta è ricaduta sulla turbina aeroderivata LM6000+ Sprint”. Questa tipologia di turbogas “dimostra una notevole flessibilità operativa, elemento indispensabile nell'operatività di cartiera che deve affrontare spesso la necessità di ridurre il consumo sull'uso del vapore, per esempio durante i fermo macchina dovuti alla rottura del foglio”.

Dei sistemi di pompaggio e di Industria 4.0 parla invece Sonia Ripamonti (KSB Italia) che descrive le caratteristiche delle elettropompe centrifughe. Negli anni, in questo settore “si è vissuta un'evoluzione dalla meccatronica alla digitalizzazione, in particolare con lo sviluppo di due componenti, il trasduttore di pressione smart e il convertitore di frequenza, permettendo l'interconnessione delle elettropompe centrifughe e rendendo così queste soluzioni pronte per l'Industria 4.0”. All'interno di un'azienda, quando si sceglie quale elettropompa installare nella propria linea produttiva o di lavorazione, sono molteplici gli elementi che devono essere considerati. “La scelta del motore elettrico deve essere fatta, innanzitutto, in base alla distribuzione del profilo di carico che può variare”. L'efficienza energetica resta un elemento essenziale ma non sufficiente, “l'apparecchiatura deve essere infatti anche sostenibile a livello ambientale. Inoltre, altro fattore indispensabile nella selezione è valutare il risparmio energetico che il modello scelto è in grado di garantire”. In tutto questo un ruolo importante lo svolgono i sistemi smart: “i sensori, il cloud, l'utilizzo di APP in grado di monitorare il funzionamento della pompa o che permettono l'accesso a parametri dell'inverter attraverso il bluetooth. E ancora il ricorso a QR code che forniscono accesso immediato alle caratteristiche tecniche del prodotto”. Le elettropompe centrifughe oggi presentano tutte queste caratteristiche, in linea con l'Industria 4.0.

Infine a chiudere il convegno è la relazione di Lorenzo Stocchino (Ansaldo Energia) che presenta il progetto Ligthouse Plant. Questo, unitamente al progetto Bytes 2 energy, costituisce ciò che Stocchino definisce “il cardine della strategia digitale dell'azienda”. Nello specifico “Bytes 2 energy rappresenta lo sviluppo di una piattaforma integrata e ha come linee di sviluppo i filoni interni alla manutenzione e allo sviluppo del prodotto. Mentre tramite il progetto Lighthouse Plant, Ansaldo sta portando avanti il concetto di smart factory, ovvero la digitalizzazione dei processi produttivi”. Lighthouse Plant, che gode del supporto finanziario da parte del MISE e della Regione Liguria, e che l'azienda svilupperà e applicherà tra il 2018 e il 2020 in due siti produttivi di Genova, Campi e Cornigliano, “è focalizzato sull'intero processo manifatturiero e su un piano di ricerca e sviluppo industriale che si basa sull'applicazione delle principali tecnologie digitali del Piano Industria 4.0”. Si tratta di interventi che richiedono un'accurata pianificazione in cui il macro progetto è stato suddiviso per obiettivi realizzativi che coprono tutto il ciclo di sviluppo dell'attività produttiva: dalla gestione delle attività operative a quella dei dati, dai sistemi di training con l'utilizzo di strumenti e applicazioni di realtà virtuale fino allo sviluppo e alla sperimentazione di soluzioni di cyber security. Il tutto tenendo conto di criteri per l'ottimizzazione dei consumi energetici, allo scopo di migliorare l'efficienza energetica della fabbrica. Il progetto, infatti, dimostra come “grazie al digitale si può svolgere tutta una serie di attività che consente di fare efficienza e risparmio energetico”.