Introduzione

L'ampia aula Rogers del Politecnico di Milano è stata la sede della “XII Giornata sull’efficienza energetica nelle industrie” che ha avuto luogo lo scorso 28 ottobre ed organizzata da Fondazione Megalia, CTI e Politecnico di Milano. Si è trattato di un'edizione molto particolare rispetto alle precedenti per due ragioni. La prima è legata alla pandemia che ha determinato la necessità di gestire la conferenza in formula ibrida sia con persone in sala che collegate in remoto. Questo ha tolto un po' dello storico appeal che ha sempre caratterizzato gli eventi passati, quando era possibile il confronto diretto ad alto valore aggiunto tra operatori, aziende, relatori.

La seconda ragione è invece legata all'assenza del "patron" delle Giornate Megalia, l'ing. Eric Labi, purtroppo mancato il 28 ottobre del 2020 nel pieno dei preparativi per questa edizione coincidente, tra l'altro, con il ventennale della Fondazione da lui presieduta. Edizione che in realtà era stata inizialmente programmata nel maggio 2020, poi rimandata due volte proprio perché l'ing. Labi credeva fortemente nel valore della stretta di mano e dello scambio di vedute "de visu". E' stata quindi l'occasione per un ricordo commosso da parte di chi lo conosceva bene e per continuare il lavoro da lui iniziato portando in sala un evento a cui teneva molto, tanto da prevedere la consegna di un premio per i migliori progetti sviluppati nell'ambito del Master Ridef 2.0 del Politecnico di Milano.

Il risultato è stato positivo, con una partecipazione significativa di circa 190 persone che hanno seguito i molti relatori per tutta la giornata.

Gli onori di casa sono stati fatti dalla sorella dell'ing. Labi, la Dott.ssa Marina Labi, ora Presidente della Fondazione Megalia, che, ricordando l'impegno del fratello nel promuovere l'efficienza energetica per un futuro migliore, ha anche sottolineato come l'impegno della Fondazione sui molti temi dell'efficienza energetica e della qualità ambientale sia stato continuo e proficuo. "Il tema dell'ecologia e in particolare del risparmio energetico è stato sempre molto a cuore a mio fratello sin dai lontani anni 80" ha evidenziato la Presidente Megalia, continuando a raccontare come "nei venti anni di attività la Fondazione Megalia non solo ha organizzato molti convegni e finanziato borse di studio e ricerche nel campo dell'energia, ma anche progetti per la conservazione dell'ambiente". Ha poi ringraziato le aziende che hanno supportato l'organizzazione dell'evento (Energy Team e KSB) e le Associazioni (ANIMA, AIEE, ATI, ATICELCA, FIRE, UGI) che hanno dato il patrocinio.

La parola è passata al Professor Cesare Boffa, Presidente CTI, che salutando relatori e pubblico, ha evidenziato come Fondazione Megalia sia da sempre in sintonia con il CTI con cui sono condivisi i medesimi propositi e ideali: fare cultura e informazione nel modo più esteso possibile perché "l'efficienza è la miglior fonte energetica ma bisogna parlarne nel modo corretto e soprattutto attuarla nel modo giusto". Boffa ha poi sottolineato come il legislatore europeo metta in primo piano la ricerca e l'innovazione come chiavi abilitanti per muoversi verso il futuro considerando che processi e strumenti innovativi, e tra questi anche le norme tecniche, possono richiamare nuovi investimenti, posti di lavoro, crescita a tutto vantaggio della leadership dell'industria nazionale ed europea nel mercato globale. Boffa ha quindi evidenziato come da questi elementi è nato il programma della XII giornata sull'efficienza energetica dell'industria.

Il professor Ennio Macchi del Politecnico di Milano e il dottor Antonio Panvini hanno poi ricordato con qualche aneddoto l'amico Eric, evidenziandone la correttezza, la professionalità, la dedizione, l'impegno, la sempre attenta presenza in tutte le fasi organizzative delle "sue" giornate convegnistiche Megalia. Hanno inoltre rimarcato come la XII giornata sia stata, già all'indomani della scomparsa del suo Presidente, un obiettivo da perseguire per ricordarlo nel migliore dei modi; proposito che ha trovato subito terreno fertile nella sua famiglia.

Tavola rotonda - L'industria italiana dell'efficienza energetica nel futuro mercato globale

AI saluti iniziali è seguita una tavola rotonda coordinata da Ennio Macchi che ha visto la significativa partecipazione di soggetti istituzionali e operatori del mercato per approfondire le sfide che il settore industriale è chiamato oggi a sostenere per garantirsi il futuro in un mercato sempre più globale.

Ha iniziato Dario Di Santo di FIRE che, chiamato a parlare di scenari futuri, ha evidenziato gli sfidanti obiettivi del pacchetto "Fit for 55": rinnovabili al 40% ed efficienza energetica al 39%, target specifici per il settore pubblico, per le riqualificazioni degli edifici, per il teleriscaldamento, nonché obiettivi volontari per le rinnovabili nel settore industriale, ma anche un maggior ricorso alla contrattualistica (EPC e PPA) e alla sostenibilità ambientale in un mercato sempre più aperto. Ha poi rimarcato come l'efficienza energetica sembri oggi uno strumento poco citato rispetto ad altri più gettonati e accattivanti e proprio per questo non deve essere persa di vista perché costituirà sempre la base di partenza. Vero è che fare efficienza nel futuro sarà sempre più sfidante, considerando l'andamento asintotico di ogni forma di miglioramento, ma proprio per questo le aziende, ha sottolineato Di Santo, devono già oggi pensare a come fare efficienza nel futuro. Approccio questo che richiede un cambio significativo di mentalità per pensare a soluzioni diverse da quelle tecnologiche, che ben conosciamo, per adottare quelle più innovative sotto vari aspetti che passano dalla riduzione della domanda di energia alla revisione dei processi produttivi e delle caratteristiche dei prodotti, da cambiamenti comportamentali a ripensamenti delle modalità lavorative e dei modelli logistici. In sintesi, ha concluso Di Santo è necessario uscire dal quotidiano, rivedere come si vive l'azienda, cambiare il modo in cui le aziende funzionano. In altre parole, spronando soprattutto le piccole e medie aziende, è essenziale innovare le menti. Un ruolo importante lo hanno e lo avranno ancora più domani gli energy manager che si dovranno confrontare anche con le opportunità future. Ma già oggi le soluzioni e gli strumenti sono molti e il saperli cogliere cambiando mentalità e introducendo l'efficienza nelle strategie aziendali è la strategia vincente per il domani.

Maurizio Delfanti di RSE è entrato sul tema delle "opportunità per l’industria fra autoconsumo e demand response" affrontando il problema dell'approvvigionamento dell'energia da parte delle imprese. L'autoconsumo, che tradizionalmente tutti conosciamo e che vede la cogenerazione come lo strumento sempre più diffuso ed interessante, è una risorsa "consolidata", ma deve prepararsi ai nuovi vettori in arrivo (biometano, idrogeno, ecc.). Esistono però altre soluzioni che vanno dalla produzione on-site di rinnovabili sostenibili al Power Purchase Agreement. Quest'ultimo, tra i vari aspetti positivi, offre il vantaggio di favorire la stabilizzazione del prezzo dell'energia per un arco temporale interessante. Aspetto questo che in funzione del peso della bolletta energetica aziendale può avere un reale valore aggiunto. I PPA però presentano ancora qualche criticità che non li rende sempre appetibili, ma come strumento futuro dimostrano già ora molte potenzialità. Le Comunità Energetiche costituiscono una soluzione interessante in prospettiva, anche grazie all'attuazione delle recenti nuove Direttive, tra cui la RED II sulle fonti rinnovabili, che cambiano in modo positivo l'aggregazione delle aziende favorendo soluzioni più praticabili soprattutto per le PMI. Per il tema della "demand response" Delfanti ha richiamato l'attenzione su quanto già definito dal legislatore italiano (i carichi interrompibili e le UVAM) che però necessita di qualche ulteriore miglioramento soprattutto rispetto al concetto di flessibilità verso la rete e degli investimenti connessi. Ma guardando al futuro, nell'ottica di raggiungere la neutralità carbonica al 2050 mediante un sistema dominato dalle FER non programmabili, è ipotizzabile che il valore associato alla flessibilità diventi significativo e conseguentemente risulteranno più interessanti gli investimenti nel settore.

"I titoli di efficienza energetica negli scenari futuri" è l'argomento affrontato da Luca Barberis del GSE che ha rimarcato come la transizione ecologia abbia nell'efficienza energetica uno dei suoi pilastri; quest'ultima, infatti, deve essere vista come strumento di sostenibilità per consentire la vera decarbonizzazione. Barberis ha inoltre sottolineato come si debba già oggi traguardare l'orizzonte del 2050 anche se il PNIEC si ferma al 2030.

Aspetto prevalente dell'efficienza, ha continuato Barberis, è il confronto tra un prima e un dopo; questo, fino ad oggi, è stato visto come un processo "chiuso" mentre la sostenibilità impone di aprire il sistema e relazionarsi con l'ambiente esterno. In questo contesto le FER hanno un ruolo fondamentale e i fattori abilitanti che le vedono protagoniste sono l'integrazione tra reti e tra rispettivi mercati. Assume inoltre un peso importante l'innovazione comportamentale che deve necessariamente affiancare lo sviluppo tecnologico. In questo contesto la misurazione è fondamentale fin dalle prime fasi di attuazione di un intervento o di un nuovo processo produttivo e conseguentemente la digitalizzazione assurge a elemento essenziale in sistemi sempre più complessi ed integrati anche con i consumatori. L'invito di Barberis è però quello di intendere gli obiettivi di lungo termine non come prescrizioni imposte con i conseguenti obblighi, ma come "un'attualizzazione di esigenze future", come uno stimolo per fare in modo che oggi si concretizzino asset e comportamenti necessari per il futuro. Le aziende, quindi, devono allinearsi già ora secondo questo approccio. In questo contesto il certificato bianco è strumento che aiuta l'impresa dando da un lato un valore economico all'efficienza energetica, ma dall'altro costituisce parte integrante di un necessario cambiamento di prospettiva che le aziende devono necessariamente cogliere. Per questo i titoli di efficienza, che già oggi vedono percentuali di accoglimento superiori all'80%, saranno sempre più aggiornati all'evoluzione del mercato e all'impiego di fonti rinnovabili.

Giulia Ardizzone di Energy Team, il main sponsor dell'evento, si è invece concentrata sul tema delle diagnosi energetiche obbligatorie, il cui secondo giro si è concluso nel 2019. Il focus dell'intervento è stato posto alle motivazioni che hanno spinto le aziende energivore e/o obbligate dal Decreto Legislativo 102 ad assolvere il compito di redigere delle diagnosi approfondite. Sostanzialmente la seconda tornata sembra sia stata caratterizzata da una maggior consapevolezza circa i benefici che una diagnosi fatta bene può portare in azienda; consapevolezza scaturita con tutta probabilità dall'aver saputo cogliere l'opportunità data dall'obbligo legislativo tramutato ora in vera e propria sfida a migliorarsi. Altro elemento di rilievo è la possibilità di guardare ai benchmark sia interni, per aziende multisito, sia esterni osservando cosa fa il proprio settore di riferimento. In questo caso sono risultate utili le linee guida che nel tempo sono state pubblicate ad esempio da ENEA o da associazioni di riferimento.

La parola è passata a Pier Vittorio Rebba di ABB che ha affrontato il tema delle opportunità derivanti dal gioco di squadra nei cosiddetti Virtual Power Plant che ad esempio in Italia si esplicitano nelle cosiddette UVAM, Unità Virtuali Abilitate Miste. Queste ultime aggregano consumatori e produttori che si presentano al mercato come unico operatore. Si tratta di soluzioni aggregative dalle notevoli prospettive di crescita e che vede alcuni progetti pilota già avviati sul nostro territorio.

I vantaggi delle UVAM sono significativi per vari soggetti. Al componente dell'unità è permesso l'accesso al mercato dell'energia a cui altrimenti non riuscirebbe a partecipare individualmente e ad esso è reso possibile gestire al meglio i propri carichi produttivi energetici. Al cosiddetto aggregatore sono concessi degli incentivi interessanti e si apre la possibilità di fornire servizi ancillari all'interno dell'unità. Anche dal punto di vista della rete elettrica nazionale si riscontrano dei vantaggi, legati. ad esempio, ad una maggior gestibilità della stessa in presenza di fonti rinnovabili non programmabili o ad una maggior flessibilità avendo a disposizione punti di storage e di produzione diffusi. L'utente finale può invece beneficiare di un maggior peso delle fonti rinnovabili nel mix energetico prelevato con ricadute positive sull'ambiente, nonché è anche a lui concessa la possibilità di accedere all'unità. Altro richiamo è stato fatto alle comunità energetiche rinnovabili (REC) o di consumatori (CEC) che possono essere componenti significative del sistema energetico nazionale con utili vantaggi per i loro componenti.

La tavola rotonda si è conclusa con un invito generalizzato alle aziende ad impegnarsi sempre di più nonostante gli obiettivi al 2050 siano ambiziosi perché il cambio di mentalità auspicato dai relatori sarà uno dei motori della decarbonizzazione. Solo in questo modo il cosiddetto approccio bottom-up potrà contribuire al raggiungimento del risultato finale anche se non sarà comunque sufficiente. E' infatti necessario uno stimolo dall'alto che però al momento non è ancora "pervenuto". Nel frattempo, ognuno, consumatori compresi, deve fare il possibile perché solo in questo modo ne trarrà giovamento l'intero sistema.

Prima Sessione Tecnologica - Il futuro dell'efficienza energetica

Con il coordinamento di Antonio Panvini del CTI, è iniziata la prima sessione tecnologica che ha portato all'attenzione dei presenti uno sguardo su alcune tecnologie del domani. Il futuro è, ad esempio, elemento caratterizzante alcuni scenari descritti dalla Banca Europea degli Investimenti che vede nell'intelligenza artificiale e nelle blockchain concreti strumenti da utilizzare e su cui investire. E' per questa ragione che sui tavoli della normazione tecnica del CEN e CENELEC, si parla già di questi temi, cercando di approfondire come declinarne l'applicazione nel contesto energetico.

In questo ambito quindi la normazione tecnica è oggi e sarà anche domani un elemento importante sia per consentire la trasferibilità di esperienze consolidate sia per delineare gli elementi caratteristici di approcci innovativi. Nuove e recenti norme, infatti, consentono di gestire l'energia sotto vari punti di vista; ad esempio, è oggi possibile sviluppare un sistema di gestione dell'energia in contesti allargati a più di una azienda, laddove si individuino opportunità e obiettivi comuni a gruppi di imprese, a filiere produttive, a distretti. Questo grazie alla nuova ISO 50009. In lavorazione anche un'altra norma, la ISO 50010, che definisce delle linee guida per sistemi a "zero net energy" spronando così quelle aziende già front runners a migliorarsi ulteriormente con obiettivi ancora più sfidanti che integrano l'efficienza alla sostenibilità. Ma la normazione tecnica di oggi può costituire punto di partenza anche per sviluppare strumenti del domani; è un esempio la futura EN 17669 che definisce i contenuti minimi dei Contratti a Garanzia di Risultato (EPC) e per questo si ritiene possa costituire un primo elemento consensuale da cui partire per sviluppare applicativi gestionali basati sulle blockchain.

Proprio queste ultime sono state oggetto di attenzione da parte di Valeria Portale dell'Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger del Politecnico di Milano.

Partendo dal concetto che le blockchain rappresentano una tecnologia che consente di scambiare informazioni in modo trasparente, completo e garantito, appare subito evidente le potenzialità che possono offrire. Il settore dell'energia e in particolar modo quello dei servizi energetici può quindi trarre giovamento dall'avere una "comune fonte di verità", la blockchain, invece che tanti pezzetti di verità chiusi in ogni anello della catena. Questo è il valore aggiunto dei registri distribuiti. Il tutto si attua utilizzando piattaforme e modelli con caratteristiche differenti tra loro in funzione degli scopi per i quali sono create: più o meno controllate, tracciabili, gestibili. E' conseguenza di questa libertà il fatto che le blockchain presentino frequentemente connotati oscuri e si identifichino spesso con le criptovalute; ma non bisogna trascurare che lo strumento consente anche la gestione di sistemi assolutamente tracciabili, perché principalmente basati su piattaforme ad accesso controllato. Portale ha proseguito evidenziando che nelle supply chain, anche quelle del settore dei servizi energetici, è difficile che tutti siano a conoscenza dell'intero set di informazioni necessarie per far funzionare il processo. A volte esiste, ed è necessario, un solo operatore, figura centrale e di controllo del sistema, che ha a disposizione la maggior parte delle informazioni. La nuova tecnologia invece consente a tutti gli attori di avere le informazioni corrette e di poterle considerare attendibili; infatti, visibilità dei dati, coordinamento dei dati e credibilità del processo sono le caratteristiche di base di un approccio di questo tipo.

L'osservatorio di Milano ha individuato circa 1200 casi studio a livello mondiale riferibili per la maggior parte ad aziende ma anche a enti pubblici. I numeri sono ancora bassi perché è difficile mettere attorno al tavolo tutti gli attori, ma si rilevano casi applicativi anche nel settore delle utility o dell'energia. Da questo punto di vista l'Italia è all'avanguardia e anche la Commissione Europea se ne sta interessando con, ad esempio, l'European Blockchain Service Infrastructure rivolta alle PA, ma destinata ad essere allargata alle aziende private. La Portale ha infine presentato vari casi studio che consentono di capire meglio i singoli approcci adottati da chi è già partito.

Eleonora Annuziata della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa ha invece approfondito il tema della cooperazione energetica quale strumento per avvicinare e supportare le PMI, vero punto critico del percorso di efficientamento dell'industria, ben noto anche alla BEI. La cooperazione energetica rappresenta una reale opportunità per il settore; consiste nella cooperazione di due o più attori industriali ed è generalmente favorita da una prossimità territoriale. Le misure attuabili in coordinamento tra più aziende, ha proseguito Annunziata, possono essere di tipo manageriale, contrattuale, infrastrutturale, tecnologico, logistico e/o di mobilità.

A tal fine la relatrice ha portato all'attenzione dei presenti il progetto S-PARCS (Horizon 2020) che è servito per stimolare l’adozione di soluzioni cooperative di efficienza energetica in alcuni parchi industriali, consentendo risparmi significativi e il conseguente aumento della competitività delle aziende partecipanti. S-PARCS ha analizzato sistematicamente gli ostacoli tecnici, economici, normativi, legali, organizzativi, ambientali e sociali alla progettazione e all’implementazione delle misure di efficientamento e ha cercato di identificare gli strumenti per superare tali barriere attraverso modelli di business condivisi. Di fatto, la cooperazione è stata attuata mettendo in comune piattaforme gestionali e informative per fare un primo assessment delle caratteristiche aziendali, condividere buone pratiche e da queste sviluppare soluzioni e azioni concrete. Progetti di questo tipo hanno certamente bisogno di supporto esterno alle aziende per consentire di essere messi a terra, ma consentono, se ben attuati, un reale coinvolgimento delle imprese che altrimenti non se la sentirebbero di agire isolatamente.

L'intervento successivo è stato gestito da Giulia Ardizzone di Energy Team che ha approfondito il tema dei cosiddetti controlli avanzati di processo. Provocatoriamente questo tipo di controllo, secondo Ardizzone, consiste in "un servizio per cui esperti del processo, che lavorano su quel processo da più di 10 anni, pagano soggetti esterni all’azienda non necessariamente esperti di quel particolare processo per sentirsi dire che stanno sbagliando". In realtà il supporto di consulenti esterni fornisce una valutazione di terza parte, non influenzata quindi dalle dinamiche ordinarie dell’azienda; fornisce inoltre le competenze di analisi statistica in alcuni casi assenti in azienda, nonché l’esperienza e i risultati di analisi realizzate presso altre realtà simili a quella oggetto di studio in modo da avere degli opportuni benchmark. In questo modo è possibile ottenere miglioramenti significativi del sistema energetico del committente.

Ha proseguito Rita Cucchiara dell'Università di Modena e Reggio Emilia raccontando come lo strumento dell'Intelligenza Artificiale possa aiutare il settore industriale a crescere anche dal punto di vista dell'efficienza energetica. L'IA è tecnica nota che si presenta sotto molti e differenti volti che prendono il nome di volta in volta di machine learning, pattern recognition, deep learning, computer vision, ecc. Una definizione condivisa di IA è quella associata a sistemi che mediante comportamenti intelligenti analizzano l'ambiente (raccogliendo moltissimi dati e immagazzinandoli opportunamente) e adottano soluzioni adeguate compiendo azioni specifiche; il tutto con un certo grado di autonomia. Proprio l'autonomia è uno dei primi problemi che l'IA deve affrontare per garantire credibilità e confidenza. Per questo sono stati definiti a livello comunitario dei requisiti chiave di trustworthy dell'IA come ad esempio: garanzia del controllo da parte dell'uomo, garanzia della gestione della privacy dei dati, rispetto dell'ambiente, trasparenza, gestione del rischio e accountability.

In sintesi, l'IA si basa su tre pilastri: la disponibilità dei dati (umani, ambientali, impiantistici, ecc.); la potenza computazionale elevata con CPU altamente prestazionali e, purtroppo energeticamente dispendiose; algoritmi, architetture e modelli dedicati. Gli ambiti di sviluppo e applicazione sono suddivisibili in quattro differenti gruppi sui quali ogni singola azienda può concentrarsi: l'intelligenza aumentata, l'intelligenza autonoma, l'elaborazione in tempo reale dei dati, l'intelligenza distribuita; mentre alcune applicazioni significative riguardano ad esempio l'analisi predittiva, la comprensione del comportamento degli impianti e/o dell'uomo, l'individuazione di anomalie. Si tratta in sostanza di azioni che possono anticipare variazioni nella domanda energetica, ridurre i casi di breakdown, prevedere settaggi ottimali, individuare le necessità manutentive, quindi in sintesi, far risparmiare risorse ed energia.

A fronte di un evidente valore aggiunto dell'IA, uno dei principali aspetti critici, conclude Cucchiara, è il consumo energetico elevatissimo che, ad esempio, le reti neurali possono avere. Si tratta di una criticità non trascurabile in un contesto in cui si parla di efficienza energetica. Ma esistono dei casi di successo e quindi i margini di miglioramento sono molti e le prospettive di sviluppo conseguentemente interessanti. L'ultima nota della relatrice è relativa a due documenti di potenziale interesse per l'ascoltatore: l'IA Act della Commissione Europea, proposta di futuro regolamento UE in materia, che viene citato come un passaggio significativo dell'Europa per gestire la crescita dell'IA al fine di evitare criticità future nella sua applicazione e il rapporto della CE "Il ruolo dell'Intelligenza Artificiale nel Green Deal europeo" che declina questi strumenti su temi molto vicini a quelli discussi nell'evento Megalia.

Luca Ferrarini del Politecnico di Milano e Antonio Landi di Cannon Bono Energia hanno concluso la sessione trattando il tema del controllo predittivo e descrivendone un caso applicativo relativo ad un generatore di vapore. Il controllo predittivo rappresenta un'evoluzione di un processo tradizionale di controllo, cosiddetto a retroazione, che a sua volta si fonda sulle informazioni raccolte durante l'attività e agisce una volta accaduto il disturbo. Il controllo predittivo invece consente di prendere decisioni in anticipo in funzione dei possibili disturbi che presumibilmente si verificheranno, mediante un modello matematico che simula ciò che accadrà. Uno dei punti ancora da approfondire, hanno sottolineato i relatori, è però la mole di dati necessari per garantire l'attendibilità richiesta dal sistema.

Premio Fondazione Megalia per l'efficienza energetica nelle industrie. Master Ridef.

La XII Giornata Megalia è stata anche occasione per portare a compimento un altro obiettivo dell'ing. Labi, suo ideatore. Come anticipato nei saluti iniziali, tra gli scopi di Fondazione Megalia c'è sempre stato quello della formazione e quale momento migliore per promuoverla se non in un contesto ufficiale come quello dell'aula Rogers del Politecnico di Milano?

A tal fine Paolo Silva, Direttore del Master Ridef 2.0, dopo un sentito ricordo dell'ing. Labi e di quanto egli tenesse ad investire nel capitale umano, ha descritto brevemente cosa rappresenta oggi il Master per il Politecnico di Milano ormai arrivato alla XVII edizione come master di secondo livello e alla IV stagione per il primo livello. I temi toccati coprono a 360 gradi le conoscenze di settore e sono articolati in quattro moduli formativi: Politiche energetiche (Cambiamenti climatici e sostenibilità, Governance e Policy, Regolazione e mercati); Generazione sostenibile di energia, reti e mercati (produzione sostenibile di energia, gestione dei progetti, VIA, mercati energetici e nuovi modelli di business, gestione intelligente delle reti); Edifici, città e mobilità (Fondamenti di analisi energetica degli edifici, riqualificazione progettazione energetica, territorio, gestione del centro urbano e mobilità); Industria: sostenibilità di processo e di prodotto (Management sostenibile e certificazioni ambientali, Life Cycle Assessment, attualità e prospettiva della decarbonizzazione dell'industria).

Silva ha sottolineato infine che il Master ha diplomato nel tempo circa 400 giovani ingegneri che nel giro di pochi mesi dalla conclusione dello studio hanno trovato sbocco nei vari settori in cui si possono applicare le conoscenze acquisite.

La Dott.ssa Labi e il Prof. Silva hanno quindi proceduto alla consegna del Premio "Fondazione Megalia per l'efficienza energetica nell'industria" dedicato alla miglior tesi master o lavoro di gruppo del Master Ridef 2.0.

Il secondo premio è stato consegnato a Luca Tomaino in rappresentanza di un gruppo composto da 4 ingegneri (Berni, Cascioli, Tomaino, Viganò) che ha sviluppato un'analisi delle prestazioni e uno studio di ottimizzazione dell'impianto cogenerativo del deposito ATM di precotto.

Il primo premio invece è andato all'Ing. Roberta Montesano che ha presentato il progetto "Decarbonization and Energy Efficiency in industry solution aiming and "Net-Zero CO2 emission" by 2050" e ne ha delineato i principali elementi nel corso di una breve relazione disponibile negli atti del convegno.

Seconda sessione tecnologica - Sostenibilità ed efficienza energetica

L'ultima sessione ha visto ancora protagonista Paolo Silva che ha inquadrato dapprima il tema della sostenibilità dell'efficientamento energetico e poi ha moderato gli interventi tecnici che si sono susseguiti fino al termine della giornata.

Lo spunto per focalizzare l'attenzione dei presenti è stato preso da una recente comunicazione della Commissione Europea dal titolo "Energy Efficiency First". Il problema energetico oggi è caratterizzato da risorse limitate e in esaurimento che sono oltretutto concentrate in poche aree con evidenti ricadute economiche, sociali e politiche. Le conseguenze ambientali sono sotto gli occhi di tutti visto il trend delle emissioni di gas ad effetto serra in continua crescita. Questo determina la necessità di doversi concentrare contemporaneamente su tre ambiti: fonti rinnovabili, cattura della CO2 ed efficienza energetica. Quest'ultima però rimane ad oggi la soluzione preferibile da attuare seguendo vari percorsi: miglioramento delle efficienze di conversione, miglioramento delle macchine e dei componenti, risparmio energetico. Silva ha poi evidenziato luci ed ombre delle differenti soluzioni, in particolare del ricorso alle rinnovabili, soprattutto se confrontate con l'efficacia dell'efficienza energetica. Questo approccio, ha sottolineato Silva, non è critico verso una delle soluzioni ad oggi più incentivate, ma vuole evidenziare come il concetto dell'Energy Efficiency First sia significativamente più efficace anche in termini di costi.

"Gestire l'energia: la flessibilità commerciale come strumento per lo sviluppo di una tecnologia aggregante" è stato l'oggetto dell'intervento di Lorenzo Granato di Falck Renewables. In sintesi, l'approfondimento di Falck Renewables ha ripreso alcuni spunti della tavola rotonda descrivendo ad esempio i contratti PPA o Corporate PPA come soluzioni aggreganti che consentono di stabilizzare il costo dell'energia FER in un mercato altalenante come quello attuale. Il ricorso a sistemi di accumulo è un'altra soluzione praticabile oggigiorno, applicando ad esempio il cosiddetto Peak Shaving (o taglio dei picchi di potenza). La flessibilità diventa quindi strumento di efficienza e i software attualmente disponibili consentono di ottenere risultati significativi.

KSB, il secondo sponsor dell'evento Megalia, ha affrontato il tema delle strategie per ridurre il cosiddetto Total Cost of Ownership descrivendo un caso applicativo sulle elettropompe centrifughe. Sonia Ripamonti, riprendendo alcune definizioni di bibliografia ha sottolineato come il "costo complessivo di proprietà" sia un concetto molto simile al costo del ciclo di vita tanto che a volte sono utilizzati in modo intercambiabile quando si parla di costi generati allocabili ad un prodotto o ad una soluzione durante il loro ciclo di vita. Il primo in realtà rappresenta “i costi diretti ed indiretti determinati dalla decisione di acquisto, che sono generati lungo tutto il ciclo di vita di un investimento, compresa l'acquisizione e l'acquisto, l'esercizio e la manutenzione, nonché l'utilizzo finale”. Aspetto significativo, ha sottolineato Ripamonti, è la valutazione dei costi indiretti, che " in termini economici (monetizzazione) sono l'espressione degli effetti degli impatti sociali ed ambientali (esternalità) generati dal prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita. Al fine di internalizzare le esternalità, è necessario valutare quali siano gli impatti, il loro effetto sulla società e trasformarli poi in costi".

In sintesi, tutto ruota attorno alla necessità di valutare anche i costi operativi nascosti determinati da imprevisti e relative probabilità di accadimento. Tutto ciò serve per valutare la sostenibilità economica, ambientale ed energetica. Ripamonti ha chiuso l'intervento con un dettagliato caso studio relativo alle elettropompe centrifughe.

Tommaso Ferrari di Turboden ha poi fornito alcune soluzioni, alcune note e altre innovative, sviluppate dalla sua azienda, nell'intervento dal titolo "Soluzioni per l'efficienza energetica: Orc e non solo.

Oltre alla tecnologia oramai consolidata dei sistemi ORC (Organic Rankine Cycle) che ha fatto conoscere l'azienda sul mercato internazionale, tra le nuove soluzioni Ferrari ha presentato alcuni casi studio relativi a compressori a gas naturale e a pompe di calore di potenza elevata, fino a 30 MWt per il settore industriale. Tra gli esempi un recupero di calore dissipato dal processo produttivo di una acciaieria valorizzato attraverso una pompa di calore ed utilizzato per servire una rete di teleriscaldamento con il giusto profilo di temperatura.

E' stato poi il turno di Massimo Rovati di Siram Veolia che ha sviluppato il tema delle applicazioni trigenerative e dei recuperi energetici mediante alcuni casi studio. Il primo esempio è stato quello di una riqualificazione energetica di un'azienda di polistirene e polipropilene espansi. Le soluzioni portate in azienda sono state il cambio di combustibile mediante la realizzazione di una nuova rete di Gas Naturale in sostituzione dell'olio combustibile, la riqualificazione della centrale termica con due nuovi generatori di vapore e un cogeneratore, il recupero termico collegato ad un serbatoio di acqua calda. Questo ha consentito di arrivare a risparmi annui medi del 25% per l'energia termica e il 33% per l'energia elettrica, con una ulteriore riduzione delle emissioni di CO2, pari al 26%. Il secondo caso studio, relativo ad un'azienda del settore alimentare, ha sfruttato una combinazione di interventi il principale dei quali è stato l'introduzione di un impianto di digestione anaerobica per la produzione di biogas a servizio di un cogeneratore. Come ultimo esempio Rovati ha portato all'attenzione dei presenti l'introduzione della trigenerazione a bassa temperatura in un'altra azienda dell'alimentare mediante cogeneratore da 800 kWel e 300 kWf a temperatura di -5°C

L'ultima nota di Rovati è stata dedicata ad un tool pensato per calcolare e validare la sostenibilità ambientale delle aziende tramite lo sviluppo di infrastrutture digitali per il monitoraggio e la gestione dei dati. In questo modo è possibile offrire un servizio di calcolo e validazione della carbon e water footprint del cliente.

L'ultimo intervento della giornata è stato quello di Francesco Oppici della start-up Energy Dome che ha presentato le batterie a CO2. L'idea di fondo nasce dalla constatazione che lo storage ha e avrà sempre più un ruolo fondamentale in un contesto in cui è necessario sfruttare tutte le possibili soluzioni impiantistiche. Il processo Energy Dome si basa su un ciclo termodinamico chiuso in cui la CO2 costituisce il fluido di lavoro che viene compresso e liquefatto per essere immagazzinato. Il processo inverso, mediante espansione della CO2 in turbina, consente di produrre energia al momento del bisogno. L'intervento si è chiuso con un confronto tra la soluzione proposta e le più note batterie a ioni di litio, che ha evidenziato le potenzialità della tecnologia.


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